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Francesco Lobriglio
Psicologo e Sessuologo Clinico

"È davvero questo l'amore che voglio?"

  • Immagine del redattore: Francesco Lobriglio
    Francesco Lobriglio
  • 24 apr
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 25 apr


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Elena si guardava allo specchio, il volto riflesso le sembrava quello di un’estranea, segnato da lacrime e stanchezza. I suoi pensieri la riportavano indietro, a quei giorni in cui tutto sembrava perfetto. Si chiedeva come fosse stato possibile arrivare a tanto. Nel vuoto di quella stanza rimbombavano i ricordi della sua relazione. Ogni immagine che le attraversava la mente sembrava un’istantanea di un amore che avrebbe dovuto farla sentire al sicuro, ma che ora la faceva sentire solo smarrita.


Ci sono momenti nelle relazioni che spezzano il flusso delle abitudini e ci costringono a guardarci dentro. Per Elena, quel momento arrivò in una sera di dicembre. La neve cadeva lenta fuori dalla finestra, coprendo tutto con un silenzio surreale. Era una di quelle notti in cui i pensieri si trasformano in un vortice che non ti lascia scampo, e spesso proprio in questi momenti emergono domande in grado di attivare un cambiamento significativo. 


Elena alzò gli occhi e si chiese:

- È davvero questo l'amore che voglio?

Poche parole, ma così potenti da farle mettere in discussione qualcosa che fino a quel momento aveva dato per scontato. Guardandosi allo specchio, vide una verità che non poteva più ignorare. Quella domanda, semplice e diretta, era il primo passo verso una consapevolezza che avrebbe avviato un cambiamento dentro di lei.


Non calpestare il prato


Le relazioni disfunzionali non sono sempre evidenti nelle loro dinamiche. Spesso iniziano con un forte coinvolgimento emotivo e una connessione intensa. È facile lasciarsi travolgere, trascurando l'importanza di stabilire limiti sani che proteggano il proprio spazio emotivo. Questo può portare l'altro a superare quei confini, generando dinamiche che col tempo diventano sempre più difficili da gestire. Le persone che faticano a dare limiti nelle relazioni spesso hanno alle spalle un vissuto caratterizzato da esperienze in cui i propri bisogni emotivi sono stati ignorati, minimizzati o svalutati. Queste esperienze portano allo sviluppo di schemi disfunzionali maladattivi, che influenzano profondamente il loro modo di vivere le relazioni.


Tra le caratteristiche più comuni ritroviamo:

 

Colpevolizzazione: La persona tende a vedere se stessa come la causa principale dei problemi relazionali. Si attribuisce la responsabilità del malessere altrui, percependosi sempre in difetto.

Minimizzazione dei propri bisogni: I propri desideri o bisogni vengono considerati eccessivi o ingiustificati. Questo porta a sopprimere le proprie necessità per evitare conflitti o il rischio di essere percepiti come egoisti.

Paura del rifiuto o dell’abbandono: Si teme che dare limiti possa portare l’altro a distanziarsi o a interrompere la relazione, alimentando dinamiche di dipendenza affettiva.

Autosacrificio estremo: Per evitare tensioni, la persona cerca di assecondare l’altro, anche a costo di sacrificare il proprio benessere.


Dare dei limiti spesso viene frainteso come qualcosa di egoistico oppure come un modo di controllare il comportamento dell'altro, ma è importante chiarire che dare un limite significa proteggere il proprio spazio personale, le proprie emozioni e i propri valori, mentre controllare l’altro significa cercare di modificare le sue azioni o decisioni per adattarle ai propri bisogni o insicurezze.


Pensiamo ai limiti personali come ai cartelli che vediamo nei giardini, con scritto "Non calpestare il prato". Questi cartelli non servono a controllare cosa fanno le persone al di fuori del prato, ma a proteggere l'erba all'interno, indicando chiaramente dove è consentito camminare per preservare lo spazio verde. Allo stesso modo, i limiti personali comunicano agli altri quali comportamenti sono accettabili nei nostri confronti, senza cercare di imporre restrizioni sulle loro azioni al di fuori del nostro spazio personale. Controllare l’altro, invece, sarebbe come cercare di decidere dove posizionare i cartelli nel suo giardino, secondo i nostri criteri.


Un limite sano dice: “Questo è il mio spazio, per favore rispettalo”. Al contrario, il controllo cerca di cambiare o dirigere le azioni dell’altro, ignorando la sua libertà e lo spazio emotivo. Per esempio, dire: “Non vestirti così” o “Non voglio che tu abbia delle amiche” non è un confine. Questo è un tentativo di controllare l’altro e di imporre la propria volontà. Al contrario, un limite potrebbe essere: “Quando parli con me, vorrei che non usassi un tono di voce aggressivo, perché mi fa sentire a disagio”. Questo protegge il proprio spazio emotivo senza invadere quello dell’altro. È questa distinzione che crea relazioni equilibrate, dove entrambi i partner possono sentirsi rispettati senza rinunciare alla propria identità. Un limite può essere qualcosa di semplice, come dire: "Ho bisogno di tempo per me stesso ogni tanto", oppure più complesso, come stabilire che certi comportamenti, come alzare la voce o fare commenti denigratori, non sono tollerabili. 


"Cosa provo, cosa sento?"


Spesso, chi vive una relazione disfunzionale ha difficoltà a considerarla come tale, poiché le dinamiche disfunzionali non sono riconosciute o possono essere persino confuse come dimostrazioni d’amore. La consapevolezza di sé è un aspetto fondamentale per riconoscere e affrontare queste situazioni. Significa imparare ad ascoltarsi interiormente, prestando attenzione alle emozioni e ai segnali che il corpo ci manda. Per esempio, tensione muscolare, insonnia o un costante senso di disagio possono essere campanelli d’allarme che qualcosa non va. Tuttavia, è importante sottolineare che questi segnali non devono essere interpretati automaticamente come una conferma di un problema attuale. Soprattutto per chi ha vissuto relazioni turbolente in passato, il corpo potrebbe reagire a schemi familiari, anche quando la situazione presente non li giustifica. È un meccanismo adattivo di sopravvivenza che ci aiuta a proteggerci, ma che a volte può portare a vedere una realtà distorta che non corrisponde al vero. La chiave è imparare a distinguere tra i segnali del corpo e la realtà del momento, magari con l’aiuto di un professionista, per osservare la realtà in maniera obbiettiva. 


Una base disfunzionale 


Quando una relazione si costruisce sull’incapacità di dare limiti e di comprendersi, si rischia di creare un equilibrio instabile, simile a una bomba a orologeria pronta a esplodere. Riconoscere queste dinamiche non è semplice, soprattutto quando si è coinvolti emotivamente. Spesso, la paura di perdere l'altro e il desiderio di mantenere un’apparente armonia spinge a ignorare i segnali di disagio. Eppure, è proprio l’incapacità di dare valore a ciò che si sente e di rispettare i propri bisogni che rende una relazione disfunzionale. Per comprendere l'importanza di queste capacità, basti pensare a quanto il mancato ascolto di sé porti a ignorare ciò che è essenziale: i propri desideri, le proprie emozioni e ciò che non si è disposti a tollerare. Senza questa consapevolezza, una relazione rischia di diventare non un luogo di crescita e sostegno, ma una fonte costante di conflitti e frustrazioni.


Il lavoro in terapia 


Attraverso il lavoro terapeutico, s'impara che dare limiti non significa essere egoisti, ma prendersi cura di sé. Cambiare gli schemi del passato permette di vivere il presente in modo più autentico e libero. Non è un processo immediato, ma con il tempo si sviluppa la capacità di affrontare relazioni in modo più equilibrato, riconoscendo che il proprio benessere è una priorità e imparando modi più funzionali per soddisfare i propri bisogni. Questo cambiamento trasforma non solo il modo in cui si vive la relazione con gli altri, ma anche il rapporto con se stessi, favorendo un senso di autostima e sicurezza che permette di costruire legami in modo diverso.

La storia di Elena non è solo un racconto, ma un invito a riflettere su cosa significhi davvero amare ed essere amati. Ci sono momenti nella vita in cui il caos interiore può diventare il punto di partenza per una trasformazione profonda. È in quegli istanti, quando ci troviamo a guardarci allo specchio e a porci domande difficili, che si aprono le porte alla possibilità di cambiare.

Se senti che qualcosa nella tua relazione non ti fa stare bene, non ignorarlo. Ascoltati, chiediti cosa desideri davvero e ricordati che non sei solo. Cercare aiuto è un atto di grande coraggio e il primo passo verso la possibilità di un futuro diverso.

 

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